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Afragoli: importante far chiarezza in Lombardia sull’ipotesi di utilizzo dei centri ottici

di Redazione
22 Luglio 2024
12:08
Il presidente di Federottica è intervenuto a seguito di alcune polemiche e della presa di posizione delle rappresentanze degli oftalmologi, che hanno scritto a Regione Lombardia la loro contrarietà all’utilizzo degli ottici optometristi per la riduzione dei tempi di attesa delle visite oculistiche.

Qualche giorno fa in Regione Lombardia è stato reso noto che, lo scorso 25 giugno in Consiglio Regionale, sono stati votati e approvati due Odg (Ordini del Giorno) collegati al Pda 10 “Piano Sociosanitario integrato lombardo 2024-2028”, riguardanti il coinvolgimento dell’ottico e optometrista come figura professionale all’interno dei centri ottici, che può contribuire alla riduzione dei tempi di attesa per le prestazioni in campo oculistico. Tali Odg sono stati contestati nel merito in una lettera congiunta delle associazioni degli oculisti Aimo, Siso e Sol, inviata alla Regione Lombardia, come riportato anche dal Corriere della sera.

A tal proposito Andrea Afragoli, presidente di Federottica ha diramato una nota per fare chiarezza. «Alla luce dei discussi avvenimenti di questi ultimi giorni, relativamente cioè al potenziale e sperimentale inserimento dei centri ottici nel Piano sanitario regionale della Lombardia, mi sento mio malgrado in dovere d’intervenire al fine di provare a fare un minimo di chiarezza e, se ne sarò in grado, rasserenare gli animi.

Per quale motivo, “mio malgrado”? Perché la gestione di questa lunga, articolata, complessa materia è nelle corde di Acofis Milano che, di conseguenza, ha totale genitura del progetto. Non si veda, in queste mie parole, una presa di distanza dall’idea di fondo, dalla filosofia che muove – e che presto cercherò di raccontare – questo proponimento, ma così come eventuali onori vanno ascritti a chi ha seguito in prima persona tutto l’iter, non si può pensare che sempre inevitabili oneri debbano viceversa ricadere altrove».

Il presidente di Federottica entra più nello specifico della questione: «Veniamo quindi all’idea di fondo ed alla sua – a mio avviso – intatta validità, pregando il lettore di arrivare al termine del ragionamento proposto, prima di emettere eventuali sentenze: a meno che quanto si legge ormai da anni, quotidianamente, in merito al più che precario stato di salute della sanità pubblica (mi sia perdonato il gioco di parole), sia destituito di ogni fondamento reale, cioè che il richiedere una visita medica, più precisamente una visita specialistica non comporti tempi di attesa “biblici”, con buona pace per il concetto di prevenzione e di diagnosi precoce così importanti per una positiva prognosi e per i costi sociali della malattia stessa, dovremmo tutti fare qualche riflessione su come tentare di uscire da questa china. In oftalmologia, pur esistendo ad oggi un codice unico relativo alla visita, è risaputo come una parte non irrilevante della prestazione specialistica sia connessa all’atto della refrazione oculare. La proposta, al limite del banale nella sua semplicità teorica, è pertanto che questa parte dell’attuale prestazione “visita oculistica” possa essere ridefinita ed erogata da centri ottici che metterebbero a disposizione (a prezzi più che calmierati) locali, strumentazione e personale competente in merito alla citata refrazione oculare. Questo significherebbe liberare, laddove occorre, altre professionalità (i medici) da questo ruolo al fine di farle concentrare su ciò che più gli appartiene e tanto richiede la popolazione: la diagnosi di patologie e la conseguente terapia.

Discorso completamente diverso è, invece, quello relativo alla “prima visita oculistica”, che a mio avviso (mi auguro non solo mio) deve necessariamente ed inevitabilmente essere erogata da un oculista, così come la seconda, la terza, fino all’ultima. Per essere più chiaro e provare a sgombrare ogni fraintendimento, ritengo non possa spettare che ad un medico ogni valutazione in merito all’eventuale presenza o assenza di patologie a carico dell’apparato visivo».

Afragoli, poi, ricorda quanto più volte espresso in passato: «Da anni vado però dicendo che ottici ed ottici optometristi dovrebbero, a mio avviso obbligatoriamente, eseguire, a margine di ogni loro intervento di natura professionale, una batteria di test da definire (Griglia di Amsler in primis) utili a mettere in evidenza eventuali problematiche patologiche. Proprio con questo spirito, istituzioni pubbliche ben più autorevoli del sottoscritto, cioè il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, di concerto con il Ministro della Salute, hanno stabilito, in relazione alle competenze dell’ottico, quella facente capo alla capacità di riconoscimento e conseguentemente alla segnalazione “all’attenzione medica (di) eventuali condizioni del cliente che indichino anomalie degli occhi e della salute”. In questo senso avrebbe dovuto, a mio avviso, essere formalizzato il nostro ruolo, evitando di definire tutto ciò “prima visita oculistica”.

Evidentemente, l’estensore di quelle poche ma sfortunate parole non aveva ben chiari questi concetti, oppure le ha formulate con un gergo burocratico e per nulla tecnico, generando le prese di posizione che abbiamo letto in questi giorni.

Il rischio, come sempre in questi casi, quindi la preghiera che porgo ai signori medici, se davvero vogliamo provare a dare un contributo reale e concreto a questa nostra (cioè di tutti i cittadini italiani) martoriata sanità pubblica, è di non buttare con l’acqua sporca di una evidentemente imprecisa formulazione anche il bambino-progetto, che ha una sua dignità ed una sua logica».

A Ottica Italiana il presidente Afragoli ha voluto aggiungere un principio fondamentale: «Rimane di primaria importanza la necessità di continuare un dialogo con la classe medica, proprio per cercare bene di dare le giuste risposte alle richieste della popolazione. È molto importante continuare a costruire un rapporto di collaborazione che è cominciato, dopo mille difficoltà e tanti anni di stasi, e che questa situazione non dovrebbe in alcun modo pregiudicare».

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