Un progetto di sostegno delle imprese del settore occhialeria. È la filosofia alla base del progetto “Occhio al Bio!”, sviluppato dal Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e meccanica (Dicam) dell’Università degli Studi di Trento in collaborazione con Certottica e vincitore, nel 2020, del bando “Ricerca & Sviluppo – Opportunità per le imprese” promosso da Fondazione Cariverona in partnership con Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto.
In un workshop, che si è tenuto nella sede di Certottica, sono stati presentati i dati preliminari di “Occhio al Bio!”, con risultati piuttosto interessanti: «Da una parte è stata scattata una prima fotografia delle plastiche – sottolinea una nota di Certottica – e bioplastiche ad oggi più comunemente utilizzate dalle aziende, dall’altra sono stati evidenziati i risultati intermedi relativi alla valorizzazione e al fine vita di alcune particolari bioplastiche impiegate nell’occhialeria, nell’ottica futura di trattarle all’interno di specifici impianti dedicati. Degna di nota anche la possibilità, messa in luce durante l’incontro dagli esperti del Green Tech Italy e di Innoven, di avviare una filiera industriale circolare per alcune plastiche e produrre bioplastiche a partire dagli scarti agricoli; queste ultime entrerebbero così a pieno titolo nel novero dei nuovi potenziali materiali a disposizione del settore eyewear».
Il progetto, partito tre anni fa, si è basato su una premessa importante: nel comparto occhialeria non sono ancora molte le realtà interessate a realizzare linee di articoli specificamente basati sulle bioplastiche. «E questo, essenzialmente, a causa della carenza di riferimenti normativi in materia. Oggi – prosegue la nota – le aziende del settore, sempre pronte a intercettare i venti di cambiamento, hanno compiuto importanti passi avanti in tal senso, dimostrandosi particolarmente sensibili nei confronti dell’argomento. Con “Occhio al Bio!” ci si propone dunque di supportarle ulteriormente e di compiere un altro significativo step verso l’innovazione, stabilendo una simbologia atta a consentire l’immediato riconoscimento di un prodotto “bio-based” e di individuare metodologie efficaci per la corretta gestione del suo fine-vita, in linea con le nuove politiche ambientali europee e con l’Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030».