È la richiesta che le maggiori rassegne fieristiche del settore fanno al Governo italiano, già a partire dal prossimo Dpcm del 6 aprile. Tra le manifestazioni interessate, l’occhialeria d’avanguardia con Date.
Un asset fondamentale per le Pmi e per il made in Italy e la loro ripartenza può innescare la ripresa economica del Paese. È il concetto che unisce le più grandi rassegne italiane del settore moda: Pitti Uomo, Bimbo, Filati e Taste a giugno, Milano Unica (tessile-accessori) a luglio e poi a settembre Micam Milano (calzature), Mipel (evento internazionale dedicato a pelletteria e accessorio in pelle), TheOne Milano (il salone dell’haut-à-porter femminile), Lineapelle (pelli, tessuti, accessori e componenti più innovativi), Date (manifestazione dedicata all’occhialeria d’avanguardia) e Homi Fashion&Jewels Exhibition (bijoux e accessorio moda), nell’appello al Governo per avere assolute certezze che permttano di riavviare le attività confermandone lo svolgimento, nel rispetto delle regole e dei protocolli di sicurezza sanitaria per gli espositori e per i visitatori.
«In particolare – si legge in una nota – si fa appello affinché nel prossimo Dpcm, previsto per il 6 aprile, venga concesso di organizzare eventi fieristici compatibilmente con la tutela della salute pubblica. L’organizzazione di una rassegna internazionale, rivolta a un pubblico b2b quindi aperta solo ad operatori professionali, ha dei tempi lunghi di programmazione ed allestimento e non può essere pianificata in pochi giorni. Rischiare di prolungare questa fase di incertezza, vuol dire compromettere l’intera stagione autunnale».
Se il dibattito pubblico si concentra su ipotesi di riapertura, nel periodo estivo per alcune attività, è vero che le fiere non vengono menzionate. «Un comparto fondamentale per la nostra economia – prosegue la nota – che genera, secondo le stime di Cfi, un volume d’affari di 60 miliardi di euro annui. Le manifestazioni b2b sono un driver per le nostre imprese: il 50% delle esportazioni nasce da contatti originati dalla partecipazione agli eventi fieristici, per un volume complessivo di 251 miliardi di euro l’anno e un ritorno sugli investimenti di 8 euro per ogni euro investito.
Le fiere professionali, per operatori b2b, che escludono assembramenti di visitatori generici, sono da sempre un insostituibile strumento di politica industriale e, con la loro ripartenza, possono assicurare un forte sostegno al superamento della recessione economica e sociale in atto. Ritardare, o continuare ad impedirne l’apertura vuol dire ostacolare la ripresa degli scambi internazionali e la promozione del made in Italy – conclude il comunicato – essenziale per il rilancio del nostro Paese».