L’esposizione “Vedere la vista” ospitata al Museo dell’Occhiale ripercorre la vita dell’oftalmoscopio, dalla sua nascita fino alle sue più recenti trasformazioni possibili grazie alle moderne tecnologie, e sarà visitabile fino al 13 gennaio del prossimo anno.
«L’idea di questa mostra è nata nel 2020, poi slittata causa Covid – spiega in una nota Vittorio Tabacchi, presidente della Fondazione Museo dell’Occhiale – vuole essere un omaggio ai 200 anni della nascita dell’inventore dell’oftalmoscopio, il medico tedesco Hermann Ludwig Ferdinand von Helmholtz (1821 – 1894)».
La mostra raccoglie decine di pezzi attraverso i due secoli di vita dello strumento, e per gli organizzatori si tratta della più grande mostra in Italia, se non addirittura nel mondo; lo scopo è quello di documentare lo sviluppo scientifico dell’oftalmoscopio dalla sua nascita, esponendo le collezioni più ricche e uniche e illustrando i più recenti strumenti di analisi delle patologie retiniche.
«L’occhio è una finestra sul cervello e sull’essere umano», ha aggiunto Mario Angi, oftalmologo e presidente di Cbm Italia Ong, che è nel Comitato scientifico della mostra insieme a: Francesco Brigo, Lorenzo Lorusso, Elena Maierotti, Marco Piccolino, Alessandro Porro, Laura Salerno, Fabio Simonetti, J. Nicholas Wade.
Durante la cerimonia di inaugurazione, inoltre, sono intervenuti anche Lorenzo Lorusso, responsabile del reparto di Neurologia di Merate (Lecco) e Fabio Simonetti, consulente neurologo dell’Istituto Tumori di Milano.
Va sottolineato che la mostra ha un taglio spiccatamente sociologico, dal momento che l’oftalmoscopio è l’unico strumento di indagine clinica, in molte aree del mondo, dove, ad oggi, ancora non vi è la possibilità di applicare le più aggiornate strumentazioni diagnostiche.