Un presidente è, per antonomasia, la persona più ricercata in occasione degli eventi, figurarsi in quello di casa, che per Federottica è il Congresso nazionale Adoo. Con Andrea Afragoli tracciamo un bilancio della quarantottesima edizione da poco conclusasi.
Presidente, la maggior parte ti vede solo nei momenti pubblici, in cui sali sul palco, ma come hai vissuto questo congresso?
«L’annuale Congresso Adoo è – per noi organizzatori – un’immersione totale che comincia qualche giorno prima dell’evento stesso e termina il giorno successivo, quando questo turbine di emozioni ed esperienze tende a sedimentarsi. Per me, in particolare, un’esperienza sempre al limite del surreale: il congresso lo vivo per lo più nei corridoi, nelle salette, negli stand e comunque a stretto contatto di colleghi, espositori, ospiti con i quali si discute di mille cose diverse. Non che la cosa sia una novità: è sempre stato così, non credo che qualunque presidente possa aver assistito a più di un paio di relazioni a congresso. Comincia l’affluire dei congressisti, le registrazioni, l’ingresso in plenaria o nella zona espositiva, e tu cominci un dialogo che terminerà solo quando si spegneranno le luci e si tornerà a casa».
Quale valutazione dare a questa edizione del Congresso Adoo?
«I numeri sono chiari: circa 350 persone nei tre giorni da sabato pomeriggio a lunedì possono essere considerati un buon risultato dopo gli anni difficili del Covid e considerando l’assoluta concentrazione di eventi proprio in questo mese. Dovremo inevitabilmente pensare anche a questo, dovremo arrivare se non al “congresso unico”, quanto meno ad un accorpamento con altri eventi simili. Numeri a parte, però, la sensazione è che il nuovo Coordinamento Adoo abbia svolto un ottimo lavoro per la parte che gli compete, consegnandoci una serie di approfondimenti sempre interessanti in quanto apprezzati dal pubblico presente».
Il Congresso è anche un susseguirsi di emozioni… ti abbiamo visto particolarmente coinvolto nel momento in cui si è parlato dell’alluvione in Emilia-Romagna?
«Personalmente ho vissuto con grande partecipazione, più del solito che sarebbe già tanto, l’inaugurazione della domenica mattina, in particolare rivolta attenzione ai colleghi dell’Emilia-Romagna alluvionata e all’apertura di un conto corrente dedicato per le donazioni. Sono momenti toccanti, nei quali rimanere lucidi è sempre complesso per noi che non siamo professionisti del microfono. Ovviamente sono felice d’aver fatto la mia parte con l’indicazione del professor Borghesi all’organizzazione del Premio Ferrante quale più che degno vincitore, in occasione del trentesimo anniversario, del premio stesso. E, infine, sono entusiasta dei tanti incontri, primo fra tutti quello con gli studenti dei corsi di laurea in Ottica e Optometria e di Optometria “tradizionali”, sempre motivo di crescita per tutti… noi meno giovani compresi.
Insomma: dopo la sbornia di un evento così coinvolgente, dopo le centinaia di strette di mano e di stimolanti confronti fra colleghi, rimane la piacevole soddisfazione d’aver fatto – si spera apprezzati – un buon lavoro».