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Gambari: non è vero che portiamo 100 ottici nelle farmacie di Genova

di Massimiliano Lanzafame
28 Marzo 2025
18:57
L’accordo, non ancora firmato e operativo, tra Federottica Confcommercio Genova e Federfarma Genova ha scatenato polemiche nella categoria. Il presidente dell’associazione genovese Maurizio Gambari chiarisce a Ottica Italiana i dettagli e risponde ad alcune critiche.

L’annuncio, rilanciato dalla stampa generalista, di un’intesa a livello locale tra Federfarma Genova e Federottica Confcommercio Genova per l’apertura di postazioni di optometristi all’interno delle farmacie del capoluogo ligure e provincia sta facendo discutere e ha creato dissapori all’interno della categoria degli ottici optometristi.
La stessa Federottica nazionale è intervenuta per “sottolineare che Federottica non ha mai avallato tale accordo sottoscritto a Genova e, in attesa di acquisire maggiori dettagli direttamente dai soggetti interessati, prende le distanze dallo stesso, richiedendo inoltre, formalmente anche agli organi di informazione, che la Federottica Nazionale non venga associata a questa iniziativa”.

Ottica Italiana ha raggiunto telefonicamente Maurizio Gambari, presidente di Federottica Confcommercio Genova che, nonostante sia sotto pressione da più parti, si è reso disponibile a spiegare ai nostri lettori cosa è effettivamente successo.

Gambari, partiamo dall’inizio: perché a Genova avete pensato a questo progetto di collaborazione con Federfarma?
«Perché, purtroppo, la possibilità che l’ottico vada in farmacia è una realtà presente su tutto il territorio nazionale, magari non particolarmente frequente, ma già presente. Nel nostro territorio, Genova e provincia, abbiamo percepito che c’è già un certo numero di soggetti e player che, essendo interessati a questa possibilità, avrebbe potuto creare delle situazioni non governabili e magari non positive per noi. Quindi, ci siamo posti la domanda su come gestire questa situazione e provare a ridurre i potenziali danni».

I giornali hanno dato ampio eco alla sua iniziativa, evidenziando che ci sarebbero già circa 100 farmacie disponibili. Cosa significa? Che si vogliono portare 100 ottici nelle farmacie a scapito dei centri ottici?
«Assolutamente no! Purtroppo, però, sono uscite delle notizie che non sono corrette, perché le farmacie associate a Federfarma disponibili sono un centinaio, ma il bacino potenziale degli optometristi è di poche unità, sempre che siano favorevoli a partecipare.
Non si portano, quindi, 100 ottici nelle farmacie, tanto è vero che tra gli obiettivi dell’accordo, per quanto ci riguarda, c’è quello di restringere il campo delle possibilità per cui si possa stare nelle farmacie: questa non è aperta agli ottici abilitati, ma solo agli optometristi, tra l’altro muniti di Scia. La farmacia deve avere degli spazi adeguati, con una stanza separata con una lunghezza di più di tre metri e mezzo, appositamente allestiti per la dispensazione e vendita di occhiali previa presentazione, se dovuta, di una prescrizione di lenti correttive da parte del medico oculista».      

C’è un’altra notizia ripostata sui social che sta facendo discutere: lei avrebbe detto che ha già attivato la scuola di Genova per formare dei nuovi optometristi da far lavorare anche nelle farmacie: è vero?
«No, non è così! Ho detto che abbiamo pochi optometristi attualmente e che, in futuro, ci piacerebbe che i giovani siano sempre più formati con la specializzazione in optometria, anche perché a Genova non abbiamo né una scuola, né una università di optometria. Questo discorso non era finalizzato alle farmacie, ma prima di tutto alla necessità di avere futuri ottici optometristi d’eccellenza nei nostri centri ottici».   

In conclusione, oggi questo accordo è già stato firmato ed è già operativo?
«In questo momento non c’è nulla di scritto, non c’è nulla di firmato, di conseguenza possiamo sempre fare un passo indietro, anche sulla base di quello che Federottica nazionale ci ha comunicato. Però, come dicevo all’inizio, qualche altra realtà potrebbe fare un passo avanti e a quel punto la cosa non sarebbe assolutamente più governabile, perché non saremo noi a dire chi va in farmacia, quanti sono, che formazione devono avere e, quindi, poter in qualche modo contingentare, regolamentare. Se la cosa verrà gestita da terzi, noi saremo spettatori e non potremo farci assolutamente nulla».

Quindi cosa vorrebbe dire ai suoi colleghi che oggi non sono d’accordo con questa intesa?
«Guardate, io posso anche stare fermo e non andare avanti, tanto non c’è nulla di firmato. Però sappiatelo, se io sto fermo e qualcun’altro parte, poi alla fine il risultato potrebbe essere peggiore».

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