Nella tarda serata di ieri, rientrando da una serie di riunioni a Milano, sono stato raggiunto dalla notizia della morte del prof. Sergio Villani. Discepolo di Vasco Ronchi e suo successore, persona di specchiata cultura, è stato fra i Padri nobili dell’Optometria italiana.
Ciascuno di noi, ne sono certo, ed in particolare gli ex discenti, avrà una serie di ricordi personali legati all’uomo ed alla sua storia. È ciò che le grandi persone lasciano dietro di sé, ed è bello che questi ricordi siano tanti e diversi.
Personalmente ho scelto uno dei primissimi che ho di lui – anche se ho ricordi di me stesso bambino, con mio padre che studiava sui libri della Fondazione Ignazio Porro e scritti da Villani – che mi riporta ai primi mesi dell’entusiasmante avventura vinciana: eravamo in classe, una settantina di persone, ed a sorpresa entrò in aula al posto del docente previsto. Poche parole di spiegazione, poi interrogazione a sorpresa. Chi chiama? Il sottoscritto. Così mi avvicino alla lavagna e, intimidito come si può essere a diciotto anni di fronte ad un personaggio del genere, “mitico” all’interno della mia famiglia, attendo il patibolo. Mi pone qualche domanda e, su una in particolare, trovo l’appiglio per proporre a mia volta una domanda di approfondimento. Così comincia quella che, di fatto, diventerà una lezione. Una delle più belle lezioni del triennio vinciamo e terminata con la classe in silenzio ad ascoltare le sue parole. “Sei furbo”, mi sussurrò alla fine, prima d’andarsene.
Ecco, questo era il prof. Villani: un uomo dalla grande, straordinaria cultura e dall’innata capacità di spiegare, insegnare, far comprendere. Un uomo a suo modo ruvido, che occorreva saper prendere, ma che poi dava con trasporto.
Queste poche righe non possono certamente bastare a spiegare il senso di vuoto che la sua morte lascia, ma sono certo che – come dicevo – ciascuno di noi porterà per sempre nel cuore un suo personale ricordo, un aneddoto, che ci accompagnerà lungo il nostro cammino professionale e di vita.
Rivolgo un virtuale, affettuoso abbraccio alla famiglia, parte della quale ho conosciuto.